Care sorelle e fratelli,
sono trascorsi 800 anni da quando San Francesco d’Assisi (1223) ideò il presepio, la rappresentazione della nascita di Gesù. La leggenda narra che, appena tornato da un lungo viaggio in Terra Santa, egli sentì il desiderio di illustrare il Natale di Gesù. San Francesco diceva: “Vorrei rappresentare il Bambino di Betlemme e vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Così, San Francesco salì a Greccio nel dicembre del 1223, in una piccola borgata presso Rieti e, con la partecipazione degli abitanti, realizzò il suo sogno: costruì il primo presepe della storia. La parola “presepe” deriva dal latino “praesepe”, che significa mangiatoia. Tutti gli abitanti di Greccio, vedendo il Bambinello posto sul fieno tra il bue e l’asinello, si commossero! Il presepe non è solo un passatempo per bambini, ma un “admirabile signum”, un “mirabile segno”, come ha detto Papa Francesco nella sua Lettera apostolica inviata da Greccio il primo dicembre 2019, sottolineando il significato e il valore del presepio. Anche noi quest’anno abbiamo vissuto il cammino dell’Avvento, lasciandoci conquistare dalla scuola del presepio. Il presepe è davvero esigente, se lo prendiamo seriamente, in quanto ci richiama ad un dovere per tutti: il dovere di nascere! Di rinascere ogni giorno; di far fiorire dentro di noi l’uomo e la donna che siamo, di far emergere il vero adulto che siamo chiamati ad essere! I personaggi che ci hanno accompagnato in questo tempo ci invitano a crescere, a cercare, a meravigliarci, ad accogliere, a diventare più responsabili, a rinascere attraverso i valori e i buoni esempi che troviamo nel Vangelo come tesori preziosi! Ecco perché quest’anno abbiamo sentito l’esigenza di tornare al presepe, perché le nostre comunità potranno crescere, maturare, umanizzarsi, riscoprendosi in cammino verso Gesù e il suo stile necessario a tutti! Il presepe è coinvolgente! Ci costringe, per il nostro bene, ad entrare nel cuore dell’Amore, come hanno fatto i pastori. Essi sono i testimoni dell’essenziale, hanno compreso che Dio si fa uomo, si fa vicino per insegnarci ad amarci, a rispettarci, a condurre una vita all’insegna della pace e del bene! Questo Santo Natale grida a tutti noi l’urgenza di ricostruire una società più umana, meno robotizzata e gelida nelle relazioni. La pace, non è uno slogan da sbandierare in alcune occasioni, va costruita con l’umiltà e con l’accoglienza dei fratelli e sorelle! Allora carissimi, disarmiamo le parole! Ci sono parole che uccidono come un proiettile (stupido, imbranato, incapace, sfigato…) e altre invece che accolgono (bravo, amico, siamo orgogliosi di te…). Torniamo questo Natale alla tenerezza, quella che il presepe ci consegna; è il presepe il luogo dove possiamo imparare ad amare e a vincere l’odio e l’invidia con l’amorevolezza e il rispetto reciproco. Torniamo ad essere contenti e gioiosi, “Vi annuncio una grande gioia, oggi è nato un Salvatore” (Lc 2,18). La gioia è entrata nel mondo, accogliamola, lasciamoci trasformare da essa. Chiediamo sorrisi sui nostri volti, non musi lunghi e facce di traverso. Il mondo non è di chi si alza presto, ma di chi è felice d’alzarsi! Passiamo alla gioia! Il Natale ci dice che siamo dei salvati, non degli abbandonati! Siamo chiamati come cristiani a trovare questa gioia per noi e a condividerla per contagio! Allora c’è bisogno di Natale, anche quest’anno! A tutti auguriamo di appartenere all’umanità di coloro che credono nella potenza rivoluzionaria del Natale di Gesù! Buon Natale!
don Omar, don Mario, don Angelo, diacono Franco
“Davanti al presepe, la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi. Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria e a sentire che in questo sta la felicità. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli” (Papa Francesco, Admirabile signum, 1° dicembre 2019, Greccio)
Vieni, Gesù!
Torniamo a rivivere il silenzio di Betlemme, impariamo a capire che il troppo benessere uccide l’essere, convinciamoci che civiltà non è armarsi, ma amarsi.