Il quadro prima dell’intervento
Il quadro dopo il restauro
Riportiamo il testo apparso sulla pagina Facebook della Fondazione Credito Bergamasco
“Moroni 500” – Grandi Restauri: Madonna con il Bambino in trono tra i Santi Vittore e Fidenzio, Gaverina Terme, Chiesa di San Vittore martireNel cinquecentesimo anniversario della nascita di Giovan Battista Moroni, Fondazione Credito Bergamasco ha restituito al territorio le opere restaurate nel corso del 2021 nell’ambito del Progetto “Grandi Restauri”. Data la complessità dell’intervento – che ha richiesto tempi più lunghi di studio, progettazione ed esecuzione dei lavori – il capolavoro è stato restituito in questi giorni alla Chiesa di provenienza. L’opera – firmata e datata 1576 sul basamento del trono – è collocata sull’altare maggiore della chiesa di San Vittore martire, sopra il coro ligneo, a circa quattro metri di altezza.La pala è strutturata secondo uno schema piramidale dove al vertice sta la Vergine con il piccolo Gesù e in basso due figure di santi. Moroni è particolarmente fedele a questo modello compositivo e lo adotta spesso in altre composizioni. La tela raffigurante la Madonna in trono e gli apostoli Giacomo e Giovanni di collezione privata a Milano, ad esempio, presenta lo stesso modulo ed architetture colonnate molto simili.Inoltre, per i due santi che rendono omaggio a Maria nella pala di Gaverina, il pittore ha utilizzato gli stessi cartoni del polittico dipinto poco tempo prima per la chiesa di Fiorano, anch’esso a suo tempo restaurato da Fondazione Creberg. Sant’Alessandro e San Defendente con le loro corazze e pettorali potevano adattarsi perfettamente a interpretare anche i santi Vittore e Fidenzio. Moroni li ripropone qui identici, senza alcuna variazione nelle vesti, nella postura, nei cromatismi, si limita ad eliminare il vessillo di Sant’Alessandro che ha poco a che fare con la nuova narrazione. Espedienti di questo tipo facevano parte di consuetudini normalmente accettate, anzi spesso le parrocchie o i donatori chiedevano espressamente agli artisti pale e ancone uguali a quelle viste presso altre chiese: era anche una sorta di rassicurante garanzia che metteva al riparo da brutte sorprese.Prima dell’intervento, l’opera presentava gravi problematiche di adesione degli strati pittorici che interessavano gran parte della superficie. Come indicato dai restauratori – Andrea Lutti con la collaborazione di Sabrina Moschitta – l’analisi ravvicinata del dipinto, a luce diffusa e a luce radente, ha rivelato pericolosi sollevamenti e bolle nonché numerose cadute degli strati preparatori e di colore. I restauratori hanno segnalano un impoverimento della materia pittorica nelle campiture giallo oro (corazza di San Vittore, calzare di San Fidenzio) dove l’orpimento, un pigmento utilizzato da Moroni, ha spesso mostrato problematiche conservative. La pellicola pittorica risultava cromaticamente offuscata da un deposito di polveri in parte inglobate in una vernice fortemente sbiancata e ossidata con problemi di prosciughi e disomogeneità che si differenziavano in base alle diverse campiture. Tali fenomeni impedivano una corretta lettura dell’opera nella sua originale resa cromatica.Il restauro vero e proprio è stato preceduto da un primo consolidamento per mettere l’opera in sicurezza durante il trasporto e poi da un’attenta fase di studio supportata da indagini fotografiche, luce diffusa, luce radente, luce ultravioletta, falso colore e macrofotografie, al fine di ottenere una lettura il più possibile corretta e puntuale del degrado delle tecniche esecutive e dei danni attribuibili agli interventi pregressi.Il restauro, oltre alla restituzione delle cromie originali, ha permesso di tornare a fruire degli straordinari valori “tattili” dei costumi dei due martiri, in particolare la scintillante corazza metallica abbinata alla morbida veste di velluto rosso del santo guerriero.